del prof. Domenico Capuano
Tutte le dipendenze, soldi, affetto, sesso, droghe, ecc., hanno una matrice comune, ovvero non riuscire a governare sé stessi. Qualcun altro ci governa e, inevitabilmente, finiamo per ritrovarci sottomessi.
Apparentemente tutto questo può appagarci per qualche tempo, ma la nostra parte inconscia comincia a provare rancore nei confronti di quella conscia perché incapace di comprendere la condizione della realtà oggettiva che sta vivendo. È paradossale che questa condizione del nostro essere possa colpire indistintamente qualunque fascia sociale, avendo in comune lo stesso meccanismo mentale di forza oppressiva.
Indubbiamente non è facile… anche Aristotele sosteneva che i nemici più difficili da sconfiggere erano quelli interni, ovvero quelli che dall’interno ci fanno credere di essere noi stessi! Quindi è facile dedurre che molti dei nostri mali emotivi dipendono dai nostri pensieri… la parte in ombra della nostra mente che, paradossalmente, riesce ad oscurare la luce della ragione!
Bisognerebbe chiedersi:
- Perché quasi tutti i desideri (che la nostra mente partorisce) sono rivolti verso ciò che si ha la consapevolezza di non volere, o che addirittura ci fa male?
- Perché in una relazione amorosa che ci fa soffrire, pur consapevoli di questo, non riusciamo a staccarci dalla dipendenza dal partner?
- A volte, è il timore generato dall’incertezza di ciò che ci può riservare il futuro a farci continuare ad accettare passivamente anche il demone della sofferenza. Allora, come possiamo superare questa difficoltà?
- Come possiamo rafforzare quel pensiero positivo capace di infonderci l’autostima?
Concentrandoci su noi stessi, su quello che sappiamo fare meglio e motivarlo come ragione della nostra esistenza. Non credere più in una luce che viene dall’esterno verso cui incamminarsi per dare uno scopo alla propria vita, ma essere consapevoli, e crederci, che ognuno di noi possiede nel proprio Io la vera luce che gli illuminerà il cammino… “Ognuno di noi è una stella”.
Acquisire un pizzico di sano cinismo che ci spinga a vivere per noi stessi, e solo per il piacere di farlo, senza essere più subalterni a qualcuno in questo meraviglioso passaggio che chiamiamo vita… Considerare le nostre esperienze negative non più come tali ma, addirittura, come una benedizione ricevuta capace di farci acquisire gli anticorpi che, percorrendo la strada della vita, in futuro ci renderanno immuni a situazioni analoghe.