La parola chiave per comprendere la dimensione simbolica dell’ipertensione è “controllo” o, meglio ancora, “ipercontrollo”. Gli ipertesi infatti hanno in comune una caratteristica evidente: uno spiccato bisogno di “gestire” le proprie emozioni, secondo differenti modalità.

Possono negarle: per esempio sono soliti dire di star bene quando in realtà stanno male oppure attribuiscono ad altri la propria ansia non riconosciuta.

Possono filtrarle con la razionalità: per esempio invece di dire: «Ti voglio bene», utilizzano frasi del tipo «Ti stimo molto, ti apprezzo», o magari banalizzarle: per esempio spesso definiscono “paturnia” un problema di una certa entità oppure cercano di confortare chi ne soffre con un «Ma sì, cosa vuoi che sia!».

E tutto questo è generalmente accompagnato dalla propensione a dare poco valore all’introspezione.

Da dove nasce l’ipercontrollo?

Questo atteggiamento di controllo è radicato nella persona fin dalla prima infanzia, periodo durante il quale ci sono stati in molti casi perdite o separazioni precoci, atmosfere di prolungata precarietà affettiva, condizioni psicosociali difficili della famiglia di origine o eventi traumatici che hanno fatto sentire il bambino in pericolo.

Non raramente tali soggetti sono stati forzati in un processo di “adultizzazione precoce”: gli eventi, o a volte le persone, hanno chiesto in modo implicito al bambino o al ragazzo di avere un’età maggiore della propria. A prescindere dalla specificità della singola storia, il risultato è che egli ha dovuto essere “più presente”, avere più coscienza e vigilanza e quindi mettere in atto un iper-controllo.

Ipertensione e bisogno di controllo

Ciò ha predisposto la persona all’ipertensione secondo il seguente meccanismo: per poter controllare maggiormente la realtà, il cervello ha bisogno di una quantità maggiore di ossigeno e di energie e il cuore deve pompare il sangue con più forza (cioè sviluppando una maggior pressione).
Al contempo, lo stato di allerta porta a una contrazione cronica delle arteriole periferiche, creando così una maggiore resistenza al fluire del sangue ai tessuti e dunque chiedendo anche qui al cuore di sviluppare una pressione più intensa.
Il grande fantasma di chi soffre di ipertensione è la paura, una paura profonda e antica del vuoto, perché nel vuoto (nei silenzi, nelle pause ecc.) possono emergere emozioni che si fatica a controllare. Paura dunque di lasciarsi andare, di commuoversi, di contattare l’interiorità.

Per la medicina psicosomatica l’ipertensione caratterizza chi vive sempre fra atteggiamenti estremi sottoponendosi a tensioni opposte e incontrollabili.

L’ipertensione, un rischio per tutti

Oggigiorno siamo quotidianamente esposti a numerosi fattori di rischio ipertensivi ed alle conseguenze di questa malattia che colpisce soggetti giovani e meno giovani, uomini e donne. Ad accomunare le vittime dell’ipertensione sono però altri fattori, legati alla personalità, che ci costringono da una parte a vivere sempre con un piede sull’acceleratore, dall’altra con un piede sul freno.
Se chi soffre di ipertensione sembra essere un soggetto impulsivo e sanguigno, in realtà è altrettanto cerebrale e controllato, esprimendo questa drammatica contraddizione in uno stile di vita forzato e innaturale.
Vediamo allora quali sono i tratti del carattere che rendono una persona più a rischio ipertensione di altri: riconoscerli è il primo passo per poterli modificare.

Ipertensione è dirsi sempre: forza e coraggio!

Non c’è motto che descriva meglio l’approccio alla vita dell’iperteso, che pretende in ogni occasione di affrontare le avversità senza battere ciglio, ostentando una capacità e una prontezza di reazione che, in realtà, non corrispondono a verità, ma derivano da un ferreo autocontrollo e dalla repressione di ogni manifestazione di debolezza.
Le emozioni soffocate si traducono in una costante pressione interna che, non trovando vie di sfogo, è destinata solo ad aumentare il rischio ipertensione.

Iperteso, “un’acqua cheta” che ogni tanto straripa.

Il super controllo emotivo che fa sì che chi soffre di ipertensione cerchi sempre di darsi un contegno o confini le sue reazioni a situazioni e ambienti altamente protetti: ogni tanto viene abbattuto come l’argine di un fiume da un flusso di emozioni incontenibili che portano a scoppi d’ira e a reazioni sproporzionate allo stimolo che le ha scatenate. In realtà a farlo scattare è un accumulo di tensione che diventa incontrollabile.

Troppo adulto… per esserlo davvero!

Responsabilità, capacità di far fronte ai compiti e alle diverse situazioni fanno dell’iperteso una persona matura, adulta appunto, che spesso nasconde fin troppo bene il suo lato infantile e si assume ruoli genitoriali non richiesti. La tendenza ad essere autonomi e affidabili fa sì che spesso vengano sacrificati esperienze e desideri che porterebbero ad evolvere e a crescere davvero come individui.

Un finto altruista…

Occuparsi degli altri, pensare a tutto, prevedere ogni necessità sono tratti che spesso connotano una generosità che, a ben guardare, mostra d’essere semplicemente un’ansia di controllo estesa all’ambiente che lo circonda, facendolo stare sempre all’erta e “in pensiero”. Ciò che davvero lo muove è un atteggiamento iperattivo e ansioso.
Chi soffre di ipertensione ha bisogno di stimoli nuovi e di piaceri: dare spazio alla fantasia e alle emozioni riduce l’ipertensione.

Sono due gli abiti esistenziali che portano dritti all’ipertensione: soffocare le emozioni e volersi sempre sobbarcare doveri e responsabilità. Per proteggersi da tensioni e stress che mettono a repentaglio il nostro sistema cardiovascolare producendo ipertensione, è quindi necessario rompere gli “argini” che ci imponiamo quotidianamente e che “restringono” il fluire della vita: le azioni sistematiche, il modo di pensare “a copione fisso” che mette in secondo piano le emozioni.

Far battere il cuore vuol dire salvarlo, in primis dall’ipertensione.

Se è vero infatti che per ridurre l’ipertensione occorre modificare il proprio stile di vita (ad esempio l’alimentazione), è anche vero che chi soffre di ipertensione ha bisogno di rinunciare all’ordine e alla disciplina a tutti i costi per concedersi un pizzico di sana follia, che consenta al sangue di pulsare e di nutrire il cervello con il combustibile di cui più necessita: stimoli nuovi, piacere, relax, apertura verso nuovi incontri e nuove esperienze.
Se ci alleniamo a concedere al cervello “l’ora d’aria” verrà più facile allentare la gabbia in cui lo teniamo e lasciare che insieme al sangue scorrano le “emozioni salva-vita”, fondamentali contro l’ipertensione.

Ripulisci la mente dalle scorie e l’ipertensione diminuirà!

Ad incrostare le arterie non è dunque solo il colesterolo, ci sono scorie invisibili che giorno dopo giorno si depositano dentro di te predisponendoti all’ipertensione. Quali veleni intorpidiscono il cervello generando ipertensione?
Le abitudini che diventano automatismi, i modi di pensare da non mettere in discussione, la diffidenza verso il nuovo…
Per eliminarli e ridurre l’ipertensione, occorre riconoscerli.

Prova così: ogni giorno fai caso ai tuoi comportamenti rigidi, segnandoli, se ti aiuta, su un taccuino.
Dopo averne preso coscienza prova a fare a meno, ad esempio, di una frase ricorrente, oppure a modificare il percorso per andare al lavoro o la sequenza dei gesti che compi appena rientri a casa… Così si impara a diventare più flessibili e ci si aiuta contro l’ipertensione.

L’ipertensione si riduce se facciamo anche gli spettatori.

In famiglia come al lavoro, ma persino nel tempo libero, il ruolo di chi soffre di ipertensione “deve” essere sempre attivo. Così evita di abbassare le difese, di lasciarsi andare e di farsi sorprendere dalle emozioni. La dimensione del fare è dunque una difesa dalla passività intesa come assenza di controllo.
Ecco perché il consiglio è quello di giocare appena puoi a fare lo spettatore, ossia di assumere una posizione di passiva ricettività. Prova ad osservare con curiosità senza intervenire, ma soprattutto senza assumere il ruolo di giudice o supervisore. Ti aiuterà a rilassarti e a scoprire le cose che di solito non riesci a percepire.

Rischia l’ipertensione chi ha alcune di queste caratteristiche:
• tendono a un attivismo continuo;
• reagiscono con l’azione alle difficoltà della vita e ai problemi psicologici;
• sono legate ad aspetti pragmatici e concreti dell’agire;
• nascondono le proprie emozioni: cercano di non commuoversi anche quando sono da soli e fanno fatica a dire “Ti amo” e a usare altre espressioni sentimentali/affettive, privilegiando azioni simboliche;
• le loro scelte sono spesso, immediate, a sorpresa: se decidono di fare una cosa la fanno, la portano a termine e poi considerano la cosa “superata”. A volte ciò si traduce in un atteggiamento compulsivo: se sentono di voler (o di dover) fare qualcosa, devono farla subito e devono concluderla in modo ben definito;
• nei rapporti si aprono completamente, oppure si chiudono totalmente: evitano le sfumature e le atmosfere indefinite. La modalità “tutto o niente” si presenta anche quando cambiano idea su persone e situazioni.

di Vincenzo D’Amato (dott. in Scienze e Tecniche Psicologiche – Ipnotista)

Per info ed appuntamenti: +39 392 74 63 850  www.vincenzodamato.it

Seguimi su: https://www.facebook.com/PsicologicaMenteOfficialPage/ https://www.youtube.com/channel/UCQ7p575l5us3KYk6mcRw3FQ?view_as=subscriber

Se l’argomento ti è piaciuto, condividilo sui tuoi canali social.