di Assunta Zaffino
Dopo la morte di un genitore la vita cambia, anche se si è adulti è un’esperienza terrificante, ci si sente orfani, spaesati e nel profondo di ognuno di noi continua a vivere quel bambino che fa affidamento sulla propria mamma o sul proprio papà per sentirsi protetto. I genitori sono le persone che ci mettono al mondo e con le quali condividiamo quotidianamente gli aspetti più fragili e intimi della nostra vita, quelli che ci fanno diventare ciò che siamo grazie ai loro insegnamenti e a volte anche errori. La morte di un genitore è un’avversità che difficilmente si supera del tutto, è uno degli eventi più dolorosi che accadono durante la vita di una persona, le cui conseguenze lasciano profonde ferite nell’anima. L’assenza fisica crea un’intensa sensazione di mancanza e una sofferenza sia psicologica che fisica, che si esprime con la chiusura psichica, accompagnata da quella sensazione di non riuscire ad andare avanti senza quell’affetto, quel punto di riferimento e di appoggio. Il lutto legato alla perdita è una reazione normale ed inevitabile che ha delle fasi nella sua evoluzione:
– la prima fase è caratterizzata da shock e negazione, stordimento e confusione mista a incredulità, si avverte un muro di vetro tra noi e il mondo, ci sentiamo intorpiditi, incapaci di provare dolore e un gran senso di vuoto ci pervade, inizia ad avanzare la solitudine del genitore perso.
– la seconda fase oscilla tra la disperazione e la rabbia e tra il rifiuto e la ricerca della persona cara, si hanno esplosioni di rabbia e sentimenti di frustrazione, ci si chiede perché il lutto ha colpito proprio noi e non trovando risposte, ci sentiamo pervasi da un forte senso di ingiustizia. In seguito affiorano emozioni forti dettate dai ricordi, tornano in mente le ultime conversazioni, i momenti passati insieme, ma anche quello che avremmo voluto dire e non abbiamo detto.
– la terza e ultima fase è quella dell’accettazione della perdita, si inizia a metabolizzare la perdita, il dolore lentamente si assorbe e si riprende contatto con la realtà. La sofferenza e il piacere si alternano e ci rendiamo conto che la vita prosegue anche senza chi non c’è più.
Il lutto e la morte di un genitore è un fatto travolgente in qualunque momento della vita avvenga, anche se la capacità di gestire la perdita varia in base all’età, alla maturità emotiva di ogni persona e al motivo del decesso del genitore, infatti l’accettazione della stessa è strettamente correlata a come è avvenuta. La morte per cause naturali è dolorosa ma lo è ancora di più per un incidente o un suicidio. Se la morte è preceduta da una malattia, la situazione è diversa rispetto ad un decesso improvviso.
In realtà scompare un intero universo, un mondo fatto di parole, carezze, gesti, persino di quei consigli ripetuti cento volte che ogni tanto stancavano e di quelle “stranezze” che ci facevano sorridere e inverosimilmente si sente la mancanza anche delle piccole cose che non si apprezzavano prima. Indipendentemente dalla propria età quando i genitori muoiono è normale sentire un senso di abbandono, si tratta di un dolore diverso da tutte le altre morti. A volte alcune persone si rifiutano di dare a queste morti l’importanza che si meritano, come meccanismo di difesa e come negazione nascosta, tuttavia quei dolori irrisolti tornano sotto forma di malattia, fatica, irritabilità e sintomi depressivi. I genitori sono il nostro primo amore, non importa quanti conflitti o quante differenze abbiamo avuto con loro: sono esseri unici ed insostituibili all’interno del nostro mondo emotivo anche se siamo autonomi ed indipendenti e finché sono vivi, è importante essere consapevoli del fatto che i genitori non ci saranno per sempre, e che sono unici in ciò che sono.
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Per info ed appuntamento: assuntazaffino.psy@gmail.com
Dott.ssa Assunta Zaffino
Psicologo Clinico e Giuridico