di Assunta Zaffino

La morte è una tra le paure primordiali radicate nell’uomo e chiunque nel mondo almeno una volta ha sperimentato o sperimenterà il dolore provocato dalla perdita di un proprio caro. Solitamente l’essere umano ha la capacità di accettare la morte di una persona cara in maniera del tutto naturale, attraverso rituali e fasi che conducono al suo superamento. Può succedere però che una persona non riesca da sola a superare questo momento drammatico e rimane a lungo bloccata in un lutto patologico che non le permette di vivere in uno stato di equilibrio. In questo caso è importante riconoscerne i segnali chiedendo l’intervento di un professionista che possa accompagnarlo nel difficile percorso dell’accettazione e superamento della perdita. E’ stato teorizzato che le fasi del lutto sono cinque. Principalmente avviene la negazione e il rifiuto e si nega il lutto come naturale meccanismo di difesa; poi subentra la rabbia, quando si realizza la perdita, un enorme carico di dolore che provoca una grande rabbia alle volte rivolta verso se stessi o persone vicine o, in molti casi, verso la stessa persona defunta; successivamente si passa alla negoziazione, ovvero si tenta di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando soluzioni per spiegare o analizzare l’accaduto; ad un certo punto giunge la depressione, perché ci si arrende alla situazione razionalmente ed emotivamente; e infine dopo un po’ di mesi si arriva all’accettazione, ossia si accetta l’accaduto spesso sperimentando fasi di depressione e rabbia di natura moderata, finché l’individuo non rientra nel suo esame di realtà, con ragionevolezza. Una perdita significativa provoca stress e soltanto il tempo favorisce quel processo di adattamento che ogni individuo dovrà affrontare; quando ci si blocca in una di queste fasi, allora non si sta elaborando in maniera adeguata il lutto che può diventare patologico, soprattutto quando il dolore non viene espresso, la persona nega l’accaduto, non lo accetta e non si rassegna al drammatico cambiamento. A volte si impone di reagire con fretta, dimostrandosi forte, per non far soffrire gli altri o per non mostrare le proprie fragilità, si nega il dolore, il pianto, la disperazione, imponendosi di voltare pagina velocemente. Ma con il tempo possono presentarsi varie conseguenze che la persona non associa al lutto e alla sua mancata elaborazione provando apatia, depressione, scarsa motivazione a prendere iniziative, nostalgia verso il passato. La caratteristica principale che contraddistingue il lutto patologico è la nostalgia percepita come tormento. L’individuo tende a rimuginare sulla causa della morte generando pensieri negativi. Chi pensa che la propria reazione sia sbagliata passa molto tempo a rimuginare e questo contribuisce fortemente ad alimentare la tristezza e quindi impedirne il suo superamento. Al contrato chi evita di pensare al dolore che sta vivendo può, sperimentare le intrusioni, ricordi legati alla persona scomparsa che si presentano alla mente in maniera improvvisa, provocando reazioni di paura. Se non si interviene e i sintomi si intensificano si possono sviluppare disturbi depressivi, ansia e un disadattamento comportamentale che impedisce il normale svolgimento della vita di una persona. Lo psicologo può aiutare la persona ad esprimere tutte le emozioni, i pensieri, i sentimenti che prova, infatti l’obiettivo della terapia è ricondurre la persona a riscoprire la propria forza interiore, le proprie risorse e motivazioni per continuare a vivere. Tuttavia, è bene ricordare che la reazione al lutto è personale ed è influenzata dalla propria personalità, dalla propria cultura ma soprattutto dalle circostanze dell’evento.

Se l’articolo ti è piaciuto condividilo suoi tuoi canali social.

Per info ed appuntamenti: assuntazaffino.psy@gmail.com

Dott.ssa Assunta Zaffino

Psicologo Clinico e Giuridico