L’uso ricorrente di tabacco rappresenta un grave problema economico e sanitario. Secondo le ultime ricerche è in preoccupante aumento il consumo di tabacco tra le donne, le quali riuscirebbero anche con meno probabilità a smettere di fumare rispetto agli uomini. Le donne quindi sembrerebbero a rischio più alto di sviluppare malattie legate al tabacco rispetto agli uomini. Sarebbero maggiormente suscettibili a soffrire di disturbi d’ansia e più propense ad iniziare a fumare al fine di alleviare la sintomatologia ansiosa. Durante l’astinenza da fumo, inoltre, le donne sperimentano più ansia rispetto agli uomini. La popolazione femminile, infatti, attribuisce all’effetto esercitato dalla sospensione del fumo sull’aumento dell’ansia il motivo principale dell’uso continuativo del tabacco e delle eventuali ricadute. Anche studi preclinici, che utilizzano modelli animali, suggerirebbero la presenza di un’ansia più intensa durante l’astinenza da nicotina nelle femmine rispetto ai maschi. Tali studi, rivalutati a livello clinico, supportano l’ipotesi che la presenza di eventi stressanti e di sintomi d’ansia possano favorire la vulnerabilità femminile all’uso di sigaretta (Torres & O’Dell, 2015).

Il fumo di sigaretta continua ad avere un impatto negativo sulla salute, con una prevalenza attuale del 20%. Il consumo di tabacco influenza il sistema endocrino con importanti implicazioni cliniche. Il fumo di sigaretta viene considerato il fattore di rischio principale di molte patologie tra le quali il diabete mellito, le malattie cardiovascolari e l’obesità (Tweed et al., 2012).

Irrequietezza e agitazione psicomotoria sono considerati correlati psicopatologici di esso. Uno studio ha indagato tali sintomi tra i fumatori presenti nella popolazione generale. I partecipanti a questo studio erano 254 fumatori di sesso maschile non in trattamento, i quali fumavano più di 10 sigarette al giorno, con un età media pari a 44 anni, senza nessun disturbo mentale riferito. I soggetti sono stati esaminati attraverso test e questionari che valutavano la presenza di sintomi ansioso-depressivi. Dai risultati sintomi di irrequietezza e agitazione psicomotoria sembravano associati alla gravità di sintomi d’astinenza da nicotina, ai tentativi effettuati per smettere di fumare, alle motivazioni riferite nel continuare a fumare (paura di conseguenze psicologiche negative relative all’interruzione del fumo). I sintomi di irrequietezza e agitazione non erano associati significativamente alla cronicità del fumo di sigaretta, alla frequenza del consumo di tabacco, alla gravità della dipendenza. I fumatori con intensi sintomi di irrequietezza e agitazione psicomotoria sembravano non interrompere l’uso di sigaretta a causa della gravità dei sintomi di astinenza (Wong & Leventhal, 2015).

Numerose ricerche hanno rilevato l’associazione tra fumo di sigaretta e depressione. Poco si conosce a proposito degli effetti dell’esposizione del fumo passivo sulla salute mentale. Uno studio recente effettuato su 1280 donne di mezza età nei luoghi di lavoro ha rilevato un effetto dose dipendente del fumo passivo sull’insorgenza a lungo termine di sintomi depressivi. Solo il 19,4% delle donne esaminate aveva avuto precedentemente almeno un episodio depressivo (Ye et al., 2015).

Ricerche cliniche hanno rilevato una riduzione dei sintomi ansiosi e depressivi a breve termine in seguito all’interruzione del fumo di sigaretta. Data la quantità di disturbi correlati al tabagismo, in tanti cercano di smettere ma spesso falliscono.

Nel caso in cui si sia deciso davvero di smettere, può essere utile e risolutivo rivolgersi ad un professionista, che con svariate tecniche tra cui l’ipnosi, può risolvere in modo definitivo il problema, senza vivere i sintomi dell’astinenza classica.

I sintomi ansiosi e depressivi sono stati valutati dopo una settimana dall’interruzione del fumo e dopo 6 settimane di astinenza attraverso test specifici: Beck Anxiety Inventory (BAI) e Beck Depression Inventory (BDI). I soggetti riferivano in passato episodi depressivi maggiori e disturbi d’ansia. Veniva richiesto, inoltre, ai partecipanti il numero di sigarette fumate al giorno, l’età, il sesso, l’istruzione e lo stato civile.

Dai risultati l’astinenza da nicotina era associata a punteggi più bassi di ansia. L’umore depresso sembrava migliorare dopo la fine della prima settimana di astinenza da fumo ma risultava stabile dopo 6 settimane di interruzione del fumo.

La sospensione del fumo ha prodotto, pertanto, una riduzione dei sintomi ansiosi e depressivi nei fumatori che avevano effettuato consulenze cliniche (Covey et al., 2015).

Secondo i dati presenti in letteratura l’uso ricorrente di sigaretta rappresenta quindi una vera e propria forma di dipendenza dalla quale spesso è difficile uscire senza l’aiuto di cure farmacologiche o di interventi psicologici con professionisti specializzati.

Un trattamento adeguato dei sintomi ansiosi e depressivi, a volte associati ad un aumento del consumo di tabacco, permetterebbe ai soggetti con dipendenza da nicotina di interrompere l’uso ricorrente di sigarette.

di Vincenzo D’Amato (dott. in Scienze e Tecniche Psicologiche – Ipnotista)

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